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Georges Simenon, oltre Maigret la grande magia dei "romans durs" in edicola con Repubblica

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"Per quel che riguarda personalmente Kees Popinga, si deve convenire che alle otto di sera c'era ancora tempo, perché ad ogni buon conto il suo destino non era segnato. Ma tempo per che cosa? E poteva lui agire diversamente da come avrebbe poi agito, persuaso com'era che i suoi gesti non fossero più importanti di quelli di mille altri giorni del suo passato?". L'incipit de L'uomo che guardava passare i treni rappresenta una mirabile sintesi del Simenon dei cosiddetti "romanzi duri", vale a dire di quelli che non includono la dominante figura del commissario Maigret. E che sono in vendita da oggi con Repubblica: venti uscite a cadenza settimanale, a 9,90 euro in più.

È sin dalla prima frase che comprendiamo di trovarci alle prese con un individuo come tanti - i gesti ordinari che hanno scandito mille altri giorni del suo passato - che si trova sull'orlo di un cambiamento radicale. Non sappiamo di che genere di cambiamento si tratti, e non ne è consapevole nemmeno il protagonista, che pure si trova sull'orlo di un turbamento esistenziale che prelude a una catena di eventi di un'intensità quasi insostenibile, sorretta da una scrittura furiosamente adrenalinica che è ancora oggi un modello per qualunque scrittore degno di tal nome.

La sintesi di una vita che cambia per sempre sta tutta nell'immagine fulminea che chiude la presentazione del personaggio: "Quella certa emozione furtiva, quasi vergognosa, che lo turbava vedendo passare un treno, un treno della notte soprattutto, dalle tendine calate sul mistero dei viaggiatori". Il tutto in poche righe: perché come scrisse André Gide in una lettera a Simenon a proposito di Cargo, "quello che mi meraviglia e mi entusiasma nei suoi libri è la composizione. Sono come brani musicali, con la ripresa, alla fine, del tema iniziale... dove nulla è inutile, dove non esistono episodi, per fortuiti che in un primo momento possano sembrare, né dialoghi, né descrizioni di paesaggio che siano privi di un ruolo ben preciso, e non siano o non diventino un elemento indispensabile alla creazione dell'accordo finale". Davanti a Kees Popinga, così come davanti a Baas, il Borgomastro di Furnes, e a tanti altri, la porta dell'esistenza si schiude per lasciar trapelare uno squarcio di ignoto. Che cosa si nasconde in quello spazio nero? Sicuramente l'avventura. Molto, troppo spesso, il Male.

Simenon è un grande esploratore delle crepe che squarciano vite apparentemente banali, quasi un Burri della scrittura. È raro, nei suoi romanzi e racconti, anche quelli della serie di Maigret, imbattersi in delitti efferati, rituali, grandguignoleschi. Simenon è affascinato dall'uomo comune che una svolta improvvisa trasforma in adepto del male. Talora in un criminale a tutto tondo. Esseri umani davanti a una "crepa". Il primo pensiero, se ci si immerge in questi perversi e stregoneschi "romanzi duri", corre quasi ovviamente al sesso, alle sue ferite metaforiche e reali. La perdizione di uomini e donne trascinati nel gorgo della passione è uno dei motori più potenti del genio simenoniano. Leggi Cargo; Il treno; In caso di disgrazia, e sei immerso in un'apologia della crepa come affaccio sulla "bella morte", una combinazione di erotismo malato e improvvisi lampi di sconcertante trivialità, l'esatto contrario di una qualsivoglia ordinaria "epica dell'abisso".

In certi dialoghi, brilla una vena "pulp" che sembra anticipare il postmoderno. Su tutto sembra dominare un senso di ineluttabilità che è il paradossale risvolto della robusta etica incarnata da Maigret. Anche il commissario non è immune alla seduzione di una sottoveste che lascia intuire troppo, di un corpo intorpidito dal risveglio, di una ninfa plebea. Ma lui è l'Ulisse che resiste al canto della sirena. Molti, troppi degli altri comuni mortali attirati dall'abisso difettano di qualunque istinto di sopravvivenza. E si avventurano, resi pazzi e audaci dal piacere della sfida, nel tunnel maledetto. Certo, a volte è il contesto a condurre alla dannazione: vedi La casa dei Krull, o lo struggente Il piccolo libraio di Archangelsk, narrazioni sintomatiche di una diffusività del Male che sembra sfuggire alle regole stesse del libero arbitrio.

Intendiamoci: Simenon conosce anche l'ironia, la delicatezza, e non mancano le avventure dal lieto fine. Il più delle volte, però, l'eroe negativo di Simenon, una volta imboccato il sentiero della perdizione, non solo non riesce a tornare indietro: non vuole farlo. Si tratta di creature trascinate verso il Male da un vento bizzarro, forse anche casuale, che poi scelgono il Male, e lo conducono sino alle estreme conseguenze. Essi amano il Male, e in questa misura, in quanto appartenenti alla stessa, benedetta e contraddittoria famiglia del genere umano, Simenon ama loro. Con pietà e partecipazione, senza giudicare. In questa sconcertante adesione al lato oscuro che il miglior Simenon sembra rivendicare sta il grande fascino senza tempo di questo narratore unico e universale.


La collana
In edicola con Repubblica ogni venerdì (a 9,90 euro in più) i romans durs di Georges Simenon, quelli cioè in cui non compare Maigret ma che contengono tutti i temi della sua poetica. Venti volumi da Cargo a L'uomo che guardava passare i treni, da La casa dei Krull a In caso di disgrazia. Si parte con La Marie del porto.

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